Parole solo parole - Roberto Cenci

Il decreto legge 12   Settembre 2014, n. 133 tratta di misure urgenti per l’economia più disparate ed  aggiungerei, con ironia, anche per creare 10 milioni di posti di lavoro (Berlusconi ne promise 1 milione e Renzi non può restare sullo stesso livello) ed a questo punto oserei aggiungere anche per creare un posto in paradiso per tutti; ebbene sì dobbiamo spararle grosse per stare alla pari con il nostro primo ministro. Ma veniamo ai fatti ed entriamo nel merito al D.L. 133, la sentenza della Corte Costituzionale ha statuito che questo decreto legge non è costituzionalmente accettabile. Ma Renzi è abituato a giocare sporco, ha buttato dalla torre il povero Letta impadronendosi del governo italiano con 176 voti. Inoltre, ha riabilitato e va a braccetto con un condannato a 4 anni in modo definitivo per frode fiscale, frode fiscale vuol dire rubare a tutti gli Italiani.

Ma questo non è tutto, come ho detto Renzi non ha il vero consenso del popolo Italiano, aggiungerei che ne ha carpito i voti alle elezioni europee utilizzando lo strumento degli 80 Euro costringendo di fatto  milioni di italiani ridotti alla fame a votarlo. Ma chi paga ora? Tutti noi, tutti gli italiani. Ricordo che negli ultimi sei mesi governati da Renzi il debito pubblico è aumentato di 100 miliardi di Euro, cioè il 10%, una bella ipoteca per i giovani e le generazioni future.

Ma ritorniamo al decreto, esso è un pallone gonfiato perché poggia su un equivoco strutturale: l’interesse all’esecuzione di tutte le opere prevale sui principi tutelati dalla Costituzione. Leggendo tra le righe si ha il sentore che si voglia dare una piena e incondizionata libertà d’azione alle imprese senza ricordare che le imprese non hanno nel loro DNA il perseguimento di interessi generali, interessi volti e dedicati alla popolazione, ma perseguono il loro privato interesse, perseguono  il guadagno. Per riportare tutti alla realtà rammento il caso FIAT, ha ricevuto un mare di denari dal governo ma non ha esitato a delocalizzare e mettere sul lastrico un numero elevato di operai. Mi permetto di dire che si esce dalla recessione e dalla deflazione mediante un vero e massivo intervento dello Stato che faccia partire grandi opere pubbliche purchè utili e necessarie; a tale proposito suggerirei un’opera di ricostituzione quale l’equilibrio idrogeologico d’Italia, la cui compromissione provoca immensi disastri ambientali ed economici, vedi la recente catastrofe a Genova e a Parma solo per citare le più recenti. Solo con una distribuzione di ricchezza su una grande platea di lavoratori che assicura un aumento della domanda il volano dell’economia potrà ripartire, non con l’elemosina e con l’acquisto dei voti fatta con gli 80 Euro.

Ma sono certo che Renzi prometterà, a parole, la soluzione di tutti i nostri problemi, ma saranno solo parole come nella canzone di Mina che diceva: parole, parole, parole, soltanto parole.

Roberto Cenci

 

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