Giove pluvio ha udito le preghiere e le suppliche di molti e finalmente ha portato la pioggia, pioggia abbondante e purificatrice.

Acqua fresca, desiderata e tanto sperata che sta lavando l’aria dai molteplici inquinanti che si sono accumulati con il tempo per l’utilizzo sconsiderato dei combustibili fossili e degli allevamenti intensivi. Acqua che da sollievo alle piante e al suolo e tranquillizza i nostri governanti che, poveretti, non sapevano più che santo pregare. Acqua miracolosa che ha spento gli ultimi focolai che hanno devastato i monti sopra Varese.

Vorrei parlare proprio degli incendi, per prima cosa ritengo doveroso ringraziare i Vigili del Fuoco e tutti i volontari per il fantastico, duro e impegnativo lavoro che hanno fatto, grazie di cuore. Dobbiamo porci alcune domande e cercare di dare risposte. I danni che gli incendi hanno fatto sono infiniti e tutti noi ne pagheremo le conseguenze per molti anni. Ettari di bosco sono andati in fumo, meglio dire in CO2, ceneri, polveri sottili e sottilissime che hanno pervaso per giorni l’aria, diossine e metalli pesanti sono ricaduti nella città di Varese e in molti paesi.

Poveri gli abitanti che hanno dovuto, loro malgrado, respirare un’aria contaminata. Sì anche diossine perché nei boschi ci sono manufatti di plastica e la loro combustione le produce. Questo è un danno che grazie alla pioggia viene ad essere ridimensionato. Pensiamo invece ai batteri presenti nel suolo che sono arrostiti, ai rettili e le loro tane scomparse e inutilizzabili, ai tanti uccelli che hanno perso il nido, mammiferi piccoli e grandi che sono dovuti scappare e quanti di tutti questi animali sono morti.

Tutto questo è solo una parte del danno che gli incendi hanno fatto. Camminando nei boschi si ha un senso di desolazione, tronchi che una volta erano piante maestose, anneriti e ridotti in cenere, un inferno in terra dove il colore nero della fuliggine domina la scena. Sussiste anche la possibilità di un dissesto idrogeologico per l’entità dell’incendio. Senza l’intervento dell’uomo il bosco avrà bisogno di diverse decine di anni per cancellare la violenza subita.

Che cosa potrà fare l’uomo, intervenire al più presto per piantumare le medesime essenze è un dovere e un obbligo, si perderà la naturalità del bosco ma si risparmierà parecchio tempo. L’incendio ha arrecato altri danni non visibili a vista d’occhio, pensiamo solamente alla grande quantità di anidride carbonica (gas che assieme ad altri provoca l’effetto serra e i cambiamenti climatici in corso) immessa nell’ambiente per la combustione di ettari di bosco. Pensiamo che per parecchi anni le piante non faranno più la fotosintesi utilizzando la CO2 e togliendola dall’aria con l’acqua e le radiazioni solari. Pensiamo che per parecchi anni le piante che sono bruciate non potranno produrre e immettere nell’aria lo ossigeno. Se mettiamo sulla bilancia il tutto, capiamo che è stata una tragedia. Aggiungerei la mortificazione che ognuno di noi ha provato nel vedere il bosco in fiamme.

Perchè è successo tutto questo, onestamente non ho una risposta. Sembra accertato che gli incendi siano stati fatti dalla mano dell’uomo. Mi chiedo e si chiederà il Lettore: perché bruciare i boschi sopra Varese, con quale scopo arrecare un danno a tutti e lasciare un debito a chi verrà domani. Fortunatamente non c’è stato alcun incidente mortale, se malauguratamente qualche persona avesse perso la vita a causa del fuoco, chi ha appiccato gli incendi come potrebbe vivere con un peso così grande. Già quello che è stato fatto non dovrebbe lasciare dormire tranquillamente.

Spero solo che fatti del genere non accadano più, l’Ambiente è di tutti e tutti ci dobbiamo vivere in pace e armonia.

Roberto Cenci  

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